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DietologiaNews

Il Fruttosio: uno zucchero dalla doppia faccia

By 25 Giugno 2014Gennaio 28th, 2019No Comments

Il fruttosio è uno zucchero semplice, presente in molti alimenti naturali come la frutta, il miele, le verdure, etc. è utile al nostro organismo ed esplica importanti funzioni biologiche; tuttavia, negli ultimi quarant’anni, si è assistito ad un incremento marcato della sua assunzione che ha prodotto molti danni alla nostra salute. La causa è dovuta principalmente all’utilizzo da parte dell’industria conserviera-dolciaria dello sciroppo di glucosio-fruttosio (in inglese chiamato High Fructose Corn Syrup [HFCS]), un liquido composto generalmente dal 55% di fruttosio e dal 45% di glucosio (HFCS 55) poco costoso, con un altissimo potere dolcificante e facilmente miscelabile con molti alimenti e bevande; in commercio sono altresì reperibili altri tipi di sciroppo più o meno ricchi di fruttosio (HFCS 90, HFCS 42 etc.).

Negli ultimi anni, diversi studi epidemiologici e sperimentali hanno evidenziato come, in aggiunta alla scarsa attività fisica e alla dieta ipercalorica, l’aumentato consumo di fruttosio (40-50 gr/die), onnipresente nelle moderne diete occidentali in prodotti quali bevande gassate, cibi ipercalorici (fast food), dolciumi industriali, possa parzialmente spiegare l’epidemia di obesità, sovrappeso, diabete e ipertensione che si sta registrando globalmente. L’assunzione di bevande e cibi arricchiti con fruttosio (soft drinks e bevande gassate) è riconosciuta, inoltre, come un fattore di rischio certo di obesità infantile. Negli Usa si stima che la maggior parte della popolazione sia esposta a quantità che facilmente raggiungono i 60-80 gr/die, con punte di 100 gr/die negli adolescenti.

In sintesi, dopo l’ingestione orale, il fruttosio viene assorbito immodificato dall’intestino e, dunque, viene trasportato al fegato che metabolizza dal 50% al 75% del totale; il rimanente carico di fruttosio, pur potendo essere trasformato da altre cellule del nostro organismo, raggiunge il rene e viene eliminato nelle urine. Dal punto di vista metabolico, il fruttosio presenta alcune peculiarità che, per lungo tempo, hanno fatto sì che fosse ritenuto un valido alleato di sportivi e diabetici. Dopo l’ingestione, infatti, il fruttosio viene assorbito dal tubo digerente a una velocità inferiore rispetto al glucosio e al saccarosio (zucchero da tavola), e viene metabolizzato dal fegato senza l’ausilio dell’insulina. Tale meccanismo, insulino-indipendente, è apparentemente vantaggioso per i diabetici; invece, tale zucchero, pur non richiedendo insulina, non prevede meccanismi di controllo negativi (feed-back negativi); perciò, quanto più se ne ingerisce, tanto più viene trasformato in grassi, trigliceridi, acido urico, glucosio, etc. Il fruttosio, dunque, ha effetti biologicinegativi su fegato, rene, vasi sanguigni e tessuto adiposo. A livello epatico, determina la sintesi di grassi e ne blocca la “combustione” favorendo la steatosi epatica (fegato grasso). Studi clinici hanno suggerito anche che induce resistenza alla leptina, un ormone prodotto dal tessuto adiposo che regola, a livello del cervello, il senso di fame e sazietà, determinando dunque un senso di continua inappetenza. A livello dei vasi sanguigni, il fruttosio induce un irrigidimento degli stessi, determinando ipertensione arteriosa. Studi sugli animali hanno dimostrato che può indurre danno renale, peggiorare la progressione di una malattia renale cronica già instaurata e interferire negativamente sull’assorbimento del calcio e sulla sintesi della vitamina D, fondamentali per il metabolismo minerale dell’osso.

I danni indotti dal fruttosio sono tempo/dose-dipendenti: dipendono, cioè, dalla quantità giornaliera assunta e dal tempo di esposizione. Quanto più se ne ingerisce, tanto più ne viene assorbito e si forma, così, un circolo vizioso pericoloso che facilmente espone al rischio di sviluppare obesità, sovrappeso, diabete, etc. In linea con questa ipotesi, effetti più deleteri sono stati osservati in studi condotti su soggetti obesi o in sovrappeso, sensibilizzati da croniche e prolungate esposizioni a questo zucchero.

Il fruttosio assunto dalla frutta e dai prodotti naturali, invece, è salutare, poiché viene assorbito più lentamente, a una concentrazione minore e si accompagna a vitamine, antiossidanti e fibre che svolgono azioni benefiche sul nostro organismo. Infatti, soggetti in cui la maggior parte del fruttosio assunto proveniva dalla frutta e dai prodotti naturali non diventavano ipertesi, mentre, quando il fruttosio naturale veniva escluso dalla dieta, sviluppavano ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia, insulinoresistenza, etc.

In conclusione, considerando le suddette evidenze cliniche e sperimentali, un eccessivo consumo di fruttosio (proveniente dagli zuccheri aggiunti sottoforma di HFCS) può avere effetti deleteri sulla salute umana (obesità, ipertensione arteriosa, sindrome metabolica, danno renale). Nella comune pratica clinica nefrologica, laddove ai pazienti nefropatici viene prescritto un regime dietetico a basso contenuto di proteine, per evitare di incrementare, per compenso, l’apporto di zuccheri, tra cui anche il fruttosio, è raccomandabile istruire i pazienti su come ridurre l’introito di tale zucchero. Per tutti gli altri, il consiglio è quello di ridurre il consumo di bevande gassate, succhi di frutta industriali, prodotti dolciari che contengono sciroppo di glucosio e fruttosio.