L’artrosi è fra le malattie croniche più comuni nella popolazione e la causa di disabilità più frequente nell’anziano.
Come per le altre localizzazioni, anche l’osteoartrosi del ginocchio (gonartrosi) riconosce una patogenesi multifattoriale, caratterizzata dalla degradazione progressiva della cartilagine articolare e da alterazioni dell’osso subcondrale. A differenza di altre articolazioni, le manifestazioni degenerative a carico del ginocchio si riscontrano prevalentemente nel sesso femminile. La sintomatologia è frequentemente caratterizzata da dolore alla palpazione, rumori articolari, in particolare crepitii, riduzione della motilità e dolore nell’esecuzione dei normali movimenti.
La terapia dell’osteoartrosi è tutt’oggi controversa soprattutto quando la gravità della malattia non è tale da giustificare interventi aggressivi. Fra le terapie locali più efficaci, vi sono le infiltrazioni intra-articolari. I farmaci più comunemente utilizzati a tale scopo sono i cortisonici che, tuttavia, non sempre sono efficaci. Allo stesso modo una terapia prolungata con farmaci anti-infiammatori può comportare importanti effetti collaterali.
La terapia intra-articolare con acido ialuronico ha suscitato negli ultimi anni notevole interesse nella gonartrosi. L’acido ialuronico, che rappresenta il principale componente del liquido sinoviale, ed è responsabile delle sue proprietà viscoelastiche, contribuisce ai meccanismi di lubrificazione nelle condizioni di carico e protegge parzialmente il tessuto dalla penetrazione di cellule infiammatorie o dagli enzimi litici. E’ da tempo noto che il liquido sinoviale nei pazienti artrosici è più povero sia di elasticità che di viscosità. La viscosupplementazione con iniezione intra-articolare di acido ialuronico, è ampiamente usata nell’artrosi del ginocchio e serve a restaurare le proprietà fisiologiche del liquido sinoviale. Sebbene tale trattamento protegga l’articolazione almeno nel breve-medio periodo da ulteriori danni, non ci sono evidenze di rigenerazione della regione compromessa.
Negli ultimi anni, grazie ai progressi dell’ingegneria biomedica uniti alle conoscenze della biologia molecolare, sono stati sviluppati vari approcci biologici per indurre ed accelerare la rigenerazione tissutale. In particolare è stata messa in evidenza l’importanza di specifici fattori di crescita e differenziazione (PDGF, TGF-1, TGF-2, IGF1, BMP-2, BMP-7, ecc.) che possono significativamente influenzare il processo biologico di neo-osteogenesi. Questi stimoli induttivi sono normalmente prodotti in loco da cellule osteogeniche e non-osteogeniche, incluse le cellule endoteliali, fibroblasti, macrofagi, oppure possono essere inseriti nel sito d’innesto in forma pura o concentrata. Tali fattori sono stati utilizzati per indurre ed accelerare il processo di guarigione, ad esempio sotto forma di PRP (platelet-rich-plasma). Il vantaggio che si ha utilizzando il concetrato piastrinico ottenuto dal sangue del paziente rispetto a fattori di crescita purificati sta nel fornire un cocktail di fattori di crescita, liberati dalle piastrine, in grado di stimolare diversi tipi cellulari a seconda del sito di innesto e di indurre un’adeguata risposta rigenerativa.
I fattori di crescita piastrinici, già impiegati con successo in diversi ambiti, in particolare sono utilizzati nel trattamento di difetti cartilaginei in associazione alla tecnica AMIC (condrogenesi autologa indotta da matrice).
Il trattamento con fattori di crescita piatrinici negli stadi precoci di gonartrosi viene eseguito con lo scopo di stimolare la guarigione della superficie lesa dell’articolazione e non semplicemente il ripristinare la visco-elasticità del liquido sinoviale come nel caso di trattamento con acido ialuronico.