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CardiologiaNews

Scompenso Cardiaco

By 23 Giugno 2014Gennaio 28th, 2019No Comments

Lo scompenso cardiaco è un’alterazione della struttura e della funzione cardiaca che porta a un’insufficiente funzione di pompa del cuore. Come conseguenza, gli organi e i tessuti ricevono quantità insufficienti di ossigeno per le loro esigenze metaboliche. 
La reazione dell’organismo all’insufficiente funzione del cuore causa un accumulo di sodio e acqua nei polmoni e nei tessuti.
 Le conseguenze di ciò sono: affanno, ridotta tolleranza allo sforzo, affaticamento, edema (cioè gonfiore). 
La condizione può aggravarsi fino a portare all’edema polmonare acuto e alla morte.

 Oltre i 65 anni lo scompenso cardiaco rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale; anche per questo è considerato un problema di salute pubblica di enorme rilievo. A soffrire di scompenso cardiaco in Italia sono circa 600.000 persone e si stima che la sua frequenza raddoppi a ogni decade di età (dopo i 65 anni arriva al 10% circa). 

È dunque una condizione legata all’allungamento della vita media e la sua prevalenza aumenta di anno in anno a causa dell’invecchiamento generale della popolazione dovuto all’aumento della sopravvivenza e al miglioramento del trattamento dell’infarto del miocardio e delle malattie croniche (diabete, ipertensione ecc.) che lo provocano.

L’adozione di stili di vita che prevengano l’insorgenza di queste condizioni è dunque una strategia fondamentale per prevenire lo scompenso cardiaco.

CAUSE

Lo scompenso cardiaco è conseguenza di altre malattie o condizioni che indeboliscono il cuore e rendono le sue camere troppo rigide per riempirsi di sangue e pomparlo in circolo in modo adeguato. 
Le cause più frequenti di scompenso cardiaco sono:

  • la cardiopatia ischemica
  • l’ipertensione arteriosa
  • il diabete

ma possono causarlo anche le malattie delle valvole cardiache, le aritmie, le malattie del pericardio e dell’endocardio. 

A seconda della modalità di insorgenza, esistono due tipologie di scompenso cardiaco:

  • acuto – può comparire all’improvviso, ad esempio in risposta a un infarto o a una crisi ipertensiva
  • cronico – è il risultato dell’accumulo di danni di varia natura a carico del cuore che avviene nell’arco di un lungo periodo di tempo.

Lo scompenso cardiaco può distinguersi anche in:

  • destro, caratterizzato dall’incapacità del ventricolo destro di pompare sangue venoso nel circolo polmonare e dal conseguente accumulo di fluidi in particolare a livello delle gambe e del fegato
  • sinistro, caratterizzato dall’incapacità del ventricolo sinistro di pompare sangue nella circolazione sistemica e del conseguente accumulo di fluidi nel circolo polmonare, cioè nella rete di vasi sanguigni che raggiunge i polmoni e ossigena il sangue.

SINTOMI E SEGNI

Quando la funzione contrattile del cuore diventa meno efficace, l’organismo cerca di compensarla rilasciando ormoni e segnali nervosi che provocano ritenzione di sodio e di acqua nei tessuti; questo determina una congestione di fluidi all’interno dei polmoni e di altri organi e tessuti. 
Sono dovuti a questa congestione di fluidi i principali sintomi dello scompenso cardiaco: affanno e gonfiore (edema) ai piedi e alle gambe.

 All’inizio l’incapacità del cuore di assicurare un apporto di sangue ossigenato a organi e tessuti in rapporto alle loro necessità metaboliche si manifesta solo a seguito di uno sforzo; man mano che lo scompenso cardiaco aumenta di gravità, questi sintomi tendono a manifestarsi anche a riposo.

 I sintomi più comuni dell’inadeguato apporto di sangue ossigenato agli organi sono la dispnea (l’affanno), l’ortopnea (un affanno a riposo che migliora con la posizione seduta e peggiora in posizione supina), la dispnea parossistica notturna (un affanno che compare improvvisamente durante la notte e può migliorare in parte mettendosi seduti sul letto), la ridotta tolleranza allo sforzo, l’astenia (affaticamento, debolezza), gli edemi alle caviglie. 
I pazienti più anziani possono presentare anche stato confusionale. 

Altri sintomi meno specifici sono la depressione, le palpitazioni, la sincope, la perdita di appetito e di peso (soprattutto nelle fasi più avanzate) o al contrario un rapido aumento di peso (maggiore 2 Kg in pochi giorni), dovuto all’accumulo di liquidi.

DIAGNOSI

La diagnosi di scompenso cardiaco viene eseguita tramite diversi esami strumentali e di laboratorio, che il medico sceglie sulla base delle caratteristiche del paziente. Elettrocardiogramma (ECG) ed ecocardiogramma sono gli esami strumentali più utili.

L’elettrocardiogramma dà informazioni sul ritmo cardiaco (rivelando ad esempio la presenza aritmie come la fibrillazione atriale) e sulla presenza o meno di alterazioni della conduzione elettrica. 

L’ecocardiogramma consente, tra le altre cose, di valutare il funzionamento delle valvole cardiache (tra le cause dello scompenso cardiaco può esserci anche una stenosi della valvola aortica o un’insufficienza della valvola mitrale) e la presenza eventuale di alterazioni del pericardio (calcificazioni, versamento ecc).

 Utile può essere anche la radiografia del torace che consente di evidenziare segni di congestione o di edema polmonare. 

Gli esami del sangue servono in particolare a verificare il grado di funzionalità dei reni e del fegato, il livello degli elettroliti nel sangue, la presenza di un’ischemia del muscolo cardiaco. 
È importante anche escludere la presenza di anemia, che può aggravare lo scompenso cardiaco e di disfunzioni della tiroide.
 Un test di laboratorio particolarmente utile nella diagnosi dello scompenso cardiaco è il dosaggio dei peptidi natriuretici, ormoni che svolgono un ruolo importante nella regolazione dei liquidi circolanti nel corpo.

TERAPIA

La terapia dello scompenso cardiaco si avvale di numerosi farmaci che il medico sceglie sulla base delle caratteristiche e della storia clinica del paziente e della natura della patologia.
I principali sono:

  • diuretici: contribuiscono all’eliminazione dei liquidi in eccesso accumulati dall’organismo
  • ACE inibitori, sartani e beta-bloccanti: riducono la pressione e contribuiscono a regolare il ritmo cardiaco.

Altri trattamenti che possono essere utilizzati in pazienti selezionati sono:

  • l’ivabradina e la digossina: per ridurre la frequenza cardiaca
  • farmaci per correggere un eventuale deficit di ferro, condizione che peggiora lo scompenso cardiaco.

A seconda delle caratteristiche della malattia e delle cause, da cui ha origine, il medico può ritenere opportuno l’impiego di:

  • defibrillatori cardiaci impiantabili: sono apparecchi in grado di rilevare un’aritmia maligna ed erogare una scarica elettrica che la interrompe immediatamente
  • pacemaker anti-scompenso (o terapia di resincronizzazione cardiaca): sono dispositivi che inviano impulsi elettrici a entrambi i ventricoli per farli battere in maniera sincrona. In questo modo si migliora la funzione di pompa del cuore e l’invio di sangue ossigenato a organi e tessuti.

In tutti i pazienti è inoltre utile adottare uno stile di vita sano.

PREVENZIONE

Il modo migliore per prevenire lo scompenso cardiaco è controllare tutti quei fattori di rischio e quelle condizioni (ad esempio cardiopatia ischemica) che possono provocarlo: ipertensione, diabete, obesità, livelli di colesterolo elevati. Questa strategia si rivela inoltre utile per sostenere la terapia dello scompenso cardiaco.

Pertanto, è opportuno:

  • smettere di fumare
  • adottare un’alimentazione equilibrata e varia, ricca di fibre, frutta e verdura, cereali integrali, legumi, pesce, con consumo di latte scremato e latticini a basso contenuto di grassi, carni bianche, povera di grassi di origine animale (insaccati e formaggi), sale e dolciumi, limitata nel consumo di alcool (non più di 2 bicchieri di vino al giorno per gli uomini e non più di uno per le donne possibilmente da consumare durante il pasto)
  • limitare l’assunzione di caffeina (non più di 1-2 caffè al giorno)
  • seguire regolare attività fisica, concordandola con il medico
  • imparare a rilassarsi (anche lo yoga e la meditazione possono aiutare)
  • tenere sotto controllo la pressione arteriosa (registrando le misurazioni su un diario)
  • tenere costantemente sotto controllo il peso (è bene pesarsi tutte le mattine e registrare il peso su un diario, avvertendo subito il medico in caso di improvviso aumento di peso, ad es. 2 Kg in 2-3 giorni) e ridurlo se si è in sovrappeso o obeso
  • fare la vaccinazione antinfluenzale ogni anno
  • riservare al sonno e al riposo un numero adeguato di ore
  • evitare vita stressante e stress termici.